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Quando la memoria è corta, l’ignoranza galoppante

e dagli errori non si impara un c . . . . o

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Quando la memoria è corta, l’ignoranza galoppante

Sarebbe sufficiente leggere i titoli dei giornali il giorno dopo l’eliminazione dell’Italia ai mondiali del 2014 e 2010 per capire che oggi si scrivono e si dicono le stesse identiche cose. Tre anni fa si diceva che “un intero sistema va rivoluzionato e bonificato alle radici, dalle curve alle scuole calcio, dai club alle istituzioni

Nel 2014 siamo stati eliminati da Costa Rica e Uruguay, che insieme sommano meno abitanti della Lombardia; certo, anche allora le nostre disgrazie furono condizionate dall’ arbitro Moreno, che ci fornì una scandalosa consolazione, così come l’autogol in Svezia di venerdì scorso.

Nel 2010 in Sudafrica è stata la stessa cosa; battuti ed eliminati dalla Slovacchia. I giornali il giorno successivo titolavano: “la peggiore Italia degli ultimi cinquant'anni o forse di sempre,  esce meritatamente dal mondiale: fine di una generazione e di un'illusione;  In 270 minuti avremo tirato in porta sette o otto volte. Non ci sono attenuanti.  Eravamo campioni del mondo e abbiamo fatto ridere il mondo”.

Per chi lo avesse scordato o avesse attribuito alla bravura ciò che andava riconosciuto alla fortuna, nel 2006 abbiamo vinto un mondiale perché ci hanno regalato un rigore scandaloso al 94’ con l’Australia.

Purtroppo anche nel calcio così come nel mondo delle imprese l’autocompiacimento è un comportamento autodistruttivo e si "manifesta con la convinzione che il successo riscosso in passato continuerà per sempre, che il futuro non sarà diverso dal presente, che nulla cambierà; l’illusione di essere geneticamente forti, ovvero la convinzione che “ a noi non succederà nulla”.

In buona sostanza, per tutti i gli esperti di calcio delle merendine o delle pantofole o di fantacalcio, Ventura o Tavecchio purtroppo non hanno nessuna responsabilità se non quella di essersi trovati al posto sbagliato nel momento peggiore.

Comunque nel titolo non ho nascosto la parola che pensi tu, anche se l’ho pensata anche io, ma per educazione è sottointeso  “cavolo”

a cura di: Giorgio Pisano

pubblicato il: 17/11/2017

Calcio e impresa

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